«...la grande differenza che passa fra il necessario e il bene».
Platone, Repubblica, VI, 493c.
Sono Professore Ordinario di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell'Università degli Studi di Perugia, di cui attualmente sono Direttore. Il mio percorso accademico ha preso avvio con la Laurea in Filosofia nel 1998, seguita dal Dottorato di ricerca in Filosofia e Scienze Umane, conseguito nel 2003 con una tesi intitolata Il linguaggio dei miti in Simone Weil. Nel 2009 sono entrato a far parte dell’Università degli Studi di Perugia come Ricercatore, ottenendo la posizione di Professore Associato nel 2015 e, tre anni dopo, quella di Professore Ordinario.
Nel corso della mia carriera ho avuto l’opportunità di insegnare e collaborare con diverse istituzioni accademiche internazionali. Le mie ricerche si concentrano sul pensiero di Simone Weil, sulla filosofia francese del Novecento e sul rapporto tra filosofia e storia della filosofia. Ho pubblicato numerosi studi su questi temi, tra cui: La metafora ritrovata. Miti e simboli nella filosofia di Simone Weil (2004); Ontologia della relazione. La "convenientia" in figure e momenti del pensiero filosofico (2008).
Oltre all’attività didattica e di ricerca, ho ricoperto diversi incarichi accademici, tra cui quello di Presidente del Presidio della Qualità dell'Università degli Studi di Perugia e Delegato del Rettore per l’area Didattica dell’Ateneo. Queste esperienze mi hanno portato a maturare una visione integrata dell’Università, in cui didattica, ricerca, terza missione e gestione accademica si intrecciano per favorire un ambiente di crescita stimolante e inclusivo per studenti, docenti e personale tecnico, amministrativo, collaboratori ed esperti linguistici.
Al di fuori dell’ambito accademico coltivo diverse passioni – che condivido con colleghe, colleghi, amiche e amici. Tre in particolare mi rappresentano: fotografare, fare sport, cucinare. Forse, in fondo, sono riconducibili a un’unica matrice: l’amore per l'arte.
Tra gli interstizi della bellezza intravedo uno spazio di relazione e riconoscimento: con gli altri, con la mia interiorità, con ogni forma di trascendenza.